Castello Sforzesco (Milano) – 15 Novembre 2011
Milano, 12 aprile 2018 – Il Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco ospita un intervento di Barry X Ball, scultore californiano che ha indirizzato parte della sua ricerca più recente alla rielaborazione di celebri sculture, in una tensione costante tra tradizione e innovazione, alta tecnologia e storia, essenzialità e nuovi significati. Nella Sala degli Scarlioni (sala XV), che accoglie alcuni capolavori della scultura rinascimentale lombarda, si presenta per la prima volta al pubblico un’inedita interpretazione di Barry X Ball della Pietà michelangiolesca. La Pietà di Barry X Ball (2011-2018), scolpita in onice bianco iraniano, entra in ideale dialogo con la scultura originale di Michelangelo, ora nel Museo della Pietà Rondanini nel Cortile delle Armi del Castello. Nelle sue opere, realizzate con metalli, marmi, alabastri, onici e lapislazzuli, l’artista insegue, sulle superfici e nei volumi, l’utopia di una materia dominata e al tempo stesso sublimata, unendo la progettazione virtuale e la modellazione al computer con l’intaglio e la levigatura dei dettagli a mano. Scansionare e stampare in 3D una scultura esistente significa per lui affrontare il tema dell’oggettività e della serialità intesa come copia e superarlo attraverso la materia, elemento naturale incontrollabile e unico nel suo aspetto finale: Barry X Ball crea così un’opera autonoma nell’immagine e nel pensiero.
“Voglio che il mio lavoro sia imbevuto dell’intensità che caratterizzava l’arte del passato e che, nel presente, fatico a riscontrare. La mia opera ha sempre dichiarato il proprio omaggio a precedenti storici europei (in particolar modo italiani) con cui sto interagendo in maniera ancora più intima nelle mie nuove sculture“
Barry X Ball – Maestro della scultura contemporanea – https://www.barryxball.com/
Da Altavilla a Michelangelo … di Alessandro Tich, giornalista
Il clone marmoreo della Pietà Rondanini per la simulazione dello spostamento del capolavoro nel Castello Sforzesco di Milano. Il prestigioso incontro di Unoarte con il genio del Rinascimento.
E’ il testamento di Michelangelo. Il suo capolavoro finale e incompiuto, la sua ennesima e definitiva sfida col marmo a cui il genio toscano, ormai quasi ottantanovenne, lavorò fi no a sei giorni dalla morte. Un senso di sofferta fatalità pervade questo gruppo scultoreo che si sprigiona dalla pietra e che ancora oggi, nella sua completezza espressiva pur nel suo essere incompleto nella forma, irradia una forza suggestiva che stupisce e commuove. E immaginiamo Michelangelo nei suoi ultimi giorni, senza più la forza dell’artista che sessant’anni prima aveva trasformato un gigantesco blocco di marmo di Carrara nella maestosa e stupefacente fi gura del David, intento ancora e sempre con mazza e scalpello a lottare con la materia per regalarle un’anima: nella tormentata consapevolezza di dare vita alla sua ultima scultura, ripresa e rilavorata in più di dieci anni di ritocchi e ripensamenti alla ricerca, probabilmente, della sintesi estrema del percorso spirituale di tutta una vita. Un urlo silenzioso del cuore che traspira dal marmo di Carrara e si tramuta nel drammatico compenetrarsi di due fi gure, la Vergine e il Cristo morto, che si fondono in un doloroso abbraccio. L’attimo fuggente del trapasso, che incarna il tema della Pietà più volte affrontato dall’artista, viene colto per l’eternità. Con una raffigurazione arditamente sinuosa e verticale dove la vita e la morte, l’alfa e l’omega dell’esistenza, trovano un vibrante punto di congiunzione nel più alto, potente e immortale sentimento: l’amore di una Madre per un Figlio. La Madre che sorregge il Figlio esanime, ma anche il Figlio che – sconvolgendo la percezione e gli stessi canoni figurativi della sofferenza e della misericordia – sembra quasi sostenere e sospingere verso l’alto la Madre: una reciproca e intrigante ambiguità sospesa tra la morte terrena e la salita al Cielo, interrogandoci sui fondamenti stessi della Fede. Forme abbozzate e non completate, affioranti dalla pietra che ancora le rinserra, per un colpo all’occhio e al cuore dello spettatore che invece è totale. Sono migliaia, ogni anno, i turisti da tutto il mondo che giungono al Castello Sforzesco di Milano per vivere l’incontro ravvicinato con questo capolavoro mai più finito, eppure capace di generare sensazioni infinite. E’ come se lo spirito stesso di Michelangelo aleggiasse attorno alla sua ultima creatura, collocata nel suo particolare e sofisticato allestimento – studiato nel 1956 degli architetti milanesi Bbpr – nella Sala degli Scarlioni, l’ultima sala del Museo di arte antica del Castello, all’interno di una nicchia di pietra serena che ancora oggi la nasconde al primo sguardo dei visitatori e la isola dal resto del percorso. Da anni, tuttavia, si discute sull’opportunità di trasferire La Pietà Rondanini in una nuova e più confacente collocazione, senza barriere architettoniche, che consenta una visione più completa del capolavoro e da una distanza adeguata. Una prospettiva che in vista dell’Expo 2015 di Milano, e degli enormi flussi turistici attesi per l’occasione, si è resa ormai necessaria. E al termine di un dibattito anche acceso sul “se”, sul “dove” e sul “come” ricollocare la celebre opera michelangiolesca, l’Amministrazione comunale di Milano – in collaborazione con i conservatori del Castello Sforzesco e le Soprintendenze e in sintonia con studiosi e critici che ne conoscono a fondo la storia – ha deciso: La Pietà Rondanini resterà all’interno del complesso sforzesco, ma nella nuova e stabile sede espositiva che sarà ricavata nella grande sala dell’ex Ospedale Spagnolo, che si affianca dall’interno alle mura occidentali del Castello e dove sarà realizzato un vero e proprio Museo attorno al capolavoro, che potrà essere ammirato dai visitatori da ogni lato. Dopo più di 50 anni, l’ultimo regalo all’umanità del Buonarroti cambierà dunque casa. Un’operazione complessa e delicata, per un trasloco che dovrà essere effettuato nelle massime garanzie di sicurezza per l’opera. E’ come se oltre all’inestimabile scultura si spostasse anche l’aura del sommo artista: nulla dev’essere lasciato al caso. Per questo motivo il Comune di Milano ha predisposto una fondamentale, e certamente avveniristica, operazione preliminare: creare un clone della Pietà Rondanini. Una replica perfetta, dello stesso marmo di Carrara, dello stesso peso e della stessa morfologia del “non finito” di Michelangelo, con la quale poter simulare – salvaguardando l’originale – i sistemi di ancoraggio, le operazioni di alloggiamento e le modalità dello spostamento previsto dalla Sala degli Scarlioni all’ex Ospedale Spagnolo. Un test che grazie al “replicante” della scultura cinquecentesca permetterà di verificare e collaudare ogni dettaglio del trasferimento prima di procedere al trasporto dell’originale, in modo da poter trasferire la collocazione della Rondanini nel più breve tempo possibile e senza alcun imprevisto. Il clone in marmo permetterà inoltre di studiare e testare una nuova piattaforma antisismica che tutelerà l’opera non solo dalle eventuali scosse telluriche, ma anche dalle vibrazioni causate dal passaggio della vicina metropolitana. Un’operazione di eccellenza che ha bisogno di interlocutori di eccellenza. Non a caso, il Comune di Milano ha commissionato la realizzazione della replica perfetta del capolavoro incompiuto di Michelangelo a chi di repliche perfette se ne intende: la Unoarte di Altavilla Vicentina, azienda specializzata nell’applicazione evoluta delle tecnologie 3D per il restauro e la replicazione a scopo conservativo delle opere d’arte. Già nel 2011 la Unoarte aveva scansionato La Pietà Rondanini con le proprie attrezzature ottiche non invasive di altissima precisione, acquisendone il modello matematico tridimensionale su commissione dell’artista americano Barry X Ball, intenzionato a realizzare una reinterpretazione in onice del celebre gruppo scultoreo. Ed è qui che il patrimonio artistico del passato si integra con le innovazioni tecnologiche del presente. La matematica 3D è infatti la firma digitale di un’opera: ne rappresenta il modello virtuale, ne consente la clonazione totale oppure parziale (nel caso della ricostruzione restaurativa di parti danneggiate) e permette anche di stabilirne il peso in rapporto al materiale. Il medesimo modello virtuale permette inoltre di individuare i baricentri della scultura funzionali al suo spostamento tramite un’adeguata distribuzione del peso: parametri che, per i test di movimentazione della copia tecnologica de La Pietà Rondanini, sono indispensabili. Da qui anche la scelta dell’Amministrazione milanese di affidarsi alla competenza dell’azienda vicentina: il clone in marmo sarà infatti realizzato proprio sulla base del modello matematico già acquisito tre anni fa. Per Ivano Ambrosini, titolare dell’azienda di Altavilla, non è il primo “incontro” con Michelangelo Buonarroti: nel già importante curriculum di capolavori recuperati e restaurati grazie all’apporto del know how tecnologico di Unoarte c’è anche il San Giovannino di Úbeda, attribuito al maestro del ’500. Ma quella de La Pietà Rondanini, per Ambrosini ed il suo staff, è una nuova e avvincente sfida – e del massimo prestigio – che raccoglie il carisma di una delle più preziose eredità del Rinascimento e che approda alle radici stesse dell’opera. Dopo 500 anni, l’azienda veneta prescelta per la sofisticata operazione seguirà infatti la medesima strada del grande scultore: andando a scegliere lo stesso marmo con cui sarà tecnologicamente scolpita la replica nella stessa area di Carrara, nel raggio di un centinaio di metri, dove Michelangelo cavava la materia prima dei suoi capolavori in persona. E sempre a Carrara, presso un laboratorio scultoreo partner di Unoarte , avverrà l’ennesimo “miracolo in 3D” delle procedure high-tech dell’azienda vicentina: qui, infatti, il blocco di marmo accuratamente prescelto e squadrato sarà tramutato nella replica perfetta della scultura. L’operazione sarà eseguita con una fresatrice computerizzata altamente performativa e caricata dei dati del modello virtuale tridimensionale, in cui le mani dello scultore sono sostituite da un robot multi asse: 6 assi in movimento più un asse rotante per ricreare, tale e quale, l’ultima opera del Maestro. Sarà infine cura dei maestri scultori in forza ad Unoarte completare le finiture del clone marmoreo nei laboratori di Altavilla Vicentina, prima di trasferire e consegnare la replica a Milano utilizzando i sistemi ad alta sicurezza per il trasporto delle opere d’arte brevettati sempre da Unoarte . Un ulteriore know how si pone a servizio del delicatissimo intervento, oltre alla commessa del clone della Rondanini, l’azienda vicentina sarà anche coinvolta con Arteria nello studio della realizzazione della struttura atta a sollevare e a trasportare la scultura originale dalla vecchia sede espositiva alla nuova sala-museo dell’ex Ospedale al Castello Sforzesco. Lo spirito del sommo scultore, che sembra aleggiare attorno alla sua ultima fatica, guarda benevolmente al futuro: per lo spostamento del suo meraviglioso incompiuto, che ancora oggi emoziona e commuove, si trova in buone mani. La massima espressione dell’Arte a tre dimensioni e le più evolute tecnologie di replicazione in 3D si incontrano. E da Altavilla a Michelangelo, ormai, il passo è breve.
“Sono davvero fortunato ho trovato un’azienda di cui mi posso fidare. Un’azienda con una tecnologia all’avanguardia e persone con le quali è un piacere lavorare!“