IL GIOVANE DI MOZIA

Museo dell’Arte Classica Sapienza Università di Roma – 27 febbraio 2004

Incontrai per la prima volta il “Giovinetto”, durante una delle mie frequenti visite a Mozia. Allora egli era ingabbiato fra tubi Innocenti e posto in un angolo della piccola stanza del suggestivo museo “Withaker”. Mi colpì subito il suo viso, non mi avrebbe mai più lasciato. Capii che si trattava di una statua bellissima, opera di un grandissimo artista, e sognai già allora, il suo grande successo. Il sogno si è avverato. Riscoperto, è stato posto in bell’evidenza nello stesso museo a Mozia dove incanta tutti i visitatori. Vi assicuro che chi lo ha visto non può più dimenticarlo.

Ernesto la Rosa

 

Roma 2004 – In occasione della Seconda Giornata Romana di Studi Moziesi “Antonia Ciasca” e dell’inaugurazione della mostra “La Sapienza a Mozia. Quarant’anni di ricerca archeologica, 1964-2004”, alla presenza del Magnifico Rettore dell’Università, Prof. Giuseppe D’ Ascenzo, del Preside della Facoltà di Scienze Umanistiche, Prof. Paolo Matthiae e del Soprintendente ai BB.CC.AA. Di Trapani, Dott. Arch. Giuseppe Gini, la copia in gesso dell’originale greco noto come il “Giovane di Mozia” è stata esposta al centro dell’atrio del Museo dell’Arte classica, in un’apposita sezione espositiva. Il calco, realizzato per gentile concessione della Soprintendenza di Trapani e dell’Assessorato ai Beni Culturali e Ambientali e Pubblica Istruzione della Regione Siciliana, è stato formato attraverso un modello informatico tridimensionale ottenuto da una completa scansione della statua tramite laser. La nuova tecnologia adottata, oltre ad evitare qualsiasi contatto con l’originale, ha permesso la progettazione e realizzazione secondo nuovi criteri statici, conservativi e museografici della replica.

Mozia 2012 – E’ un sabato d’inizio 2012, il 25 di febbraio, e mi sto incamminando dal museo verso l’area K dell’isola di Mozia. Con me due amici marsalesi, Nino Monteleone e Peppe Pocorobba, entrambi in forza alla Fondazione Whitaker, custodi di questo fantastico sito archeologico fenicio. Colgo l’occasione, unica, per carpire da Nino qualche notizia esclusiva: proprio lui nel 1979 e nel luogo della nostra destinazione, scopri sotto un cumolo di terra e sassi, la statua che da quel giorno tutti chiamano “Il Giovane di Mozia”. Quel venerdì, il 26 di ottobre si stava di fatto ultimando le pulizie sugli scavi, prima delle foto di rito a conclusione dei lavori della campagna stagionale. E proprio quel giorno il destino volle che tornasse alla luce quella straordinaria scultura, in marmo bianco cristallino, rappresentante un giovane atleta, ma vecchia di 2500 anni. C’era vento di scirocco quel giorno – continua Nino – e si voleva, sotto lo sguardo ferreo del professore Gioacchino Falzone, accelerare le operazioni di chiusura, il sabato non si sarebbe infatti lavorato. Vicino a me, l’archeologa Gabriella indifferente alle mie parole circa una pietra dura che mi rendeva difficile il compito con la sola picozzina. Decisi allora di prendere il piccone, continua – ma quando affondai il colpo netto un suono metallico si diffuse nel cantiere, mentre il caposquadra selinuntino Vito Etiopa, seduto li vicino su di un sasso sopra di una trincea si mise a gridare: u marmo, u marmo … Siamo giunti nel frattempo sul luogo del ritrovamento, e Nino mi invita a scendere, con lui e con la massima attenzione, nello scavo. Oggi la natura e le intemperie stanno lentamente erodendo i muri dei diaframmi di accesso, ma l’ambiente sprigiona ancora delle incredibili sensazioni e pensando alla statua, che ben conosco per averne realizzato una replica per il Museo Gipsoteca dell’Università “La Sapienza” di Roma, mi sembra quasi di toccarla, rivivendo cosi, l’emozione dei fortunati presenti di quel giorno. Chiedo allora a Nino di indicarmi ancora una volta il punto preciso della scoperta e a Peppe di immortalarci con una foto, in quel posto che non dimenticherò mai.

Ivano Ambrosini

Palermo 2013 Realizzata da UnoCad una seconda replica in resina stereolitografica, della celebre statua greca raffigurante il Giovane Mozia. L’Efebo di Mozia è una statua in marmo conservata al Museo Whitaker di Mozia e raffigura un personaggio maschile, molto probabilmente un auriga. Il clone perfetto è stato realizzato in scala 1:1 e prenderà il posto dell’opera orginale al Museo di Mozia fino al rientro dell’opera originale, ora negli USA. Per la stampa in 3D della statua è stata impiegata la tecnologia e prototipazione rapida della divisione arte della Unocad di Altavilla Vicentina, ed è il primo clone del genere in Italia. Già in passato UnoCad aveva riprodotto a scopo didattico, sulla base del modello virtuale ottenuto da una scansione in 3D sull’opera originale, una prima e unica replica in gesso dell’Auriga per la gipsoteca dell’Università La Sapienza di Roma. Il nuovo replicante del “Giovane di Mozia” è vuoto all’interno, presenta uno spessore della superficie riprodotta di appena 2,3 millimetri e di peso inferiore ai 6 kg ed è stato creato con l’utilizzo della più grande macchina di prototipazione rapida esistente al mondo, brevettata come Mammoth Stererolithography. Ivano Ambrosini di UNOCAD ha dichiarato come si intenda “spronare quel processo che dovrebbe assicurare i nostri capolavori ai musei proprietari e garantire contestualmente il prestito di cloni assolutamente fedeli, senza rischi, con bassi costi nei trasporti e nelle assicurazioni dell’opera.” Il “Giovane di Mozia” può quindi vantare di avere una sua “controfigura” in resina, che può reagire più facilmente alle sollecitazioni e allo stress dei viaggi in giro per il mondo e “permettendo al suo gemello originale, più anziano di quasi 2500 anni, di rimanere protetto e di godersi in pianta stabile la meritata ammirazione di turisti, studiosi e appassionati nell’isola dove è stato ritrovato, e che gli ha dato il nome”. La nuova replica verrà presentata a Palermo giovedì 23 maggio alle ore 17.00 presso la Villa Malfitano in via Dante 167 in un incontro organizzato dalla Fondazione Giuseppe Whitaker.

UNOARTE da anni è il pioniere riconosciuto nella stampa 3D applicata alla statuaria. Questa sofisticata tecnologia consente di riprodurre opere di altissima qualità, estremamente leggere, robuste e di grandi dimensioni, in volumi monolitici fino a 2 * 0.8 * 0,7 metri frutto dell’accurata scansione 3D senza contatto eseguita precedentemente sull’originale. Questo uno dei tanti esempi della nostra comprovata capacità.